La Basilica di Santissima Trinità di Saccargia è per molte ragioni una meta indimenticabile.
Si tratta di una delle chiese più grandi dell’isola, importante luogo di culto ed uno dei massimi capolavori dell’arte romanica sarda e non solo…
Durante il percoso di avvicinamento, fin da quando entriamo nella valle in cui sorge la chiesa, restiamo colpiti dal paesaggio. Verdi colline dalle linee morbide e non troppo elevate circondano una piana, da cui svetta l’imponente torre campanaria. L’alternanza di strisce di pietra bianca (calcare) con strisce più scure (basalto) contraddistingue le mura del santuario, donando grande armonia all’edificio in un tutt’uno con la natura circostante… L’effetto è quello di un’ambientazione quasi fiabesca!
Il complesso
Ci troviamo nel comune di Codrongianos, a sud di Sassari. Avvicinandoci alla basilica, superiamo l'”effetto cartolina” e iniziamo a cogliere i particolari della struttura. L’alto campanile è affiancato dal corpo della chiesa, con pianta a croce latina e navata unica. La facciata è abbellita dalla presenza di arcate e decorazioni con motivi geometrici; un portico con volta a crociera protegge l’ingresso principale.
Tutt’attorno, fra i prati, sono visibili i ruderi del vasto monastero che, in passato, sorgeva accanto alla basilica.
Ci spostiamo a sud della chiesa, dove un’ampio spiazzo erboso è cinto dai resti di mura diroccate: in questa zona sorgeva l’antico chiostro; in alcune foto degli anni 50 si vedeva ancora un lungo colonnato che fiancheggiava il lato meridionale della chiesa, ma purtroppo questa parte non si è conservata sino ad oggi.
Le leggende
Anticamente, secondo una leggenda, nel luogo in cui ora sorge il santuario, una vacca s’inginocchiò in atteggiamento quasi religioso; questo gesto fu interpretato come un riconoscimento della sacralità del luogo. Un altro mito narra di un cacciatore che ritrovò in questo luogo la vacca, la quale indicava uno scritto con lo zoccolo; questo era un messaggio secondo il quale, per volontà di Dio, si sarebbe dovuto fondare un monastero in quel luogo.
Per entrambe le leggende, il nome stesso di “Saccargia” deriva da una storpiatura dialettale del termine logudorese “s’acca arza” usato per indicare una vacca pezzata.
È difficile dire quanto ci sia di vero in queste leggende, ma una cosa certa è che nel portico di fronte alla facciata troviamo su un capitello una decorazione in forma bovina.
La storia
Le prime notizie storiche di Saccargia risalgono al 1116, anno di consacrazione della chiesa. In quel periodo fu fatta erigere insieme all’abbazia che l’affiancava. La basilica fu consacrata alla Santissima Trinità dal giudice Costantino e da sua moglie Marcusa, sotto il pontificato di Papa Pasquale II; Costantino donò il santuario, l’abbazia e gli edifici circostanti all’Ordine dei Camaldolesi.
Nei due secoli successivi il santuario fu meta di pellegrinaggi, sagre e centro di traffici commerciali, confermandosi un luogo di primaria importanza sino agli eventi del 1323; anno in cui iniziò la campagna di conquista aragonese della Sardegna e nel quale i Camaldolesi furono cacciati dall’isola. Iniziò un periodo di abbandono e decadenza del santuario e il monastero cadde in rovina.
Solo nel 1660 la basilica venne restaurata e utilizzata, nei secoli successivi, come chiesa alle dipendenze della parrocchia di Codrongianos.
Altri interventi di restauro più recenti avvennero nel corso del XX secolo.
Gli interni
Alla chiesa si accede dalla porta laterale, sul lato sud; da qui, attraverso uno stretto passaggio raggiungiamo la zona degli absidi.
Gli interni della basilica sono abbastanza spogli, fatta eccezione per lo stupendo affresco che decora l’abside principale; si tratta di un’opera con pochi eguali in Sardegna, che ritrae numerose scene evangeliche con uno stile che richiama per molti versi l’arte Bizantina. Non si conosce l’autore dell’opera, nè la sua esatta datazione, anche se verosimilmente dovrebbe risalire alla fine del XII secolo.
Possiamo apprezzare anche altre opere, tra cui una bella statua lignea quattrocentesca, raffigurante la Madonna, e il Retablo minore di Saccargia; quest’ultimo è un dipinto su tavola realizzato tra la fine del XV secolo e l’inzio del XVI dal Maestro di Castelsardo.