Si parte per un nuovo viaggio nella Sardegna occidentale, nella zona conosciuta come Valle dei Nuraghi; facilmente accessibile dalla statale SS131 Cagliari–Sassari, si tratta di una piana che si distingue per i suo spazi sconfinati e silenziosi e che conserva numerose testimonianze di epoche passate…
La nostra meta di oggi, nei pressi di Torralba, è la splendida Reggia Nuragica di Santu Antine.
Torralba, paese nella Valle dei Nuraghi
Torralba è un paese nel cuore della valle, di non più di 1000 abitanti. Nonostante le dimensioni contenute, nei pressi del piccolo centro abitato si trovano diversi tesori archeologici: nuraghi, dolmen, domus de janas e persino una tomba dei giganti. Meritano una visita anche le chiesette medievali e campestri, nonché il Museo della Valle dei Nuraghi del Logudoro-Meilogu.
L’avvicinamento a Santu Antine
Lasciamo alle nostre spalle il paese, per raggiungere nel mezzo della un piana il sito della Reggia Nuragica di Santu Antine.
È possibile effettuare la visita guidata, ad orari stabiliti, oppure utilizzare un’apposita applicazione scaricabile sul proprio telefono e muoversi in autonomia ascoltando le spiegazioni. Sicuramente la prima opzione è la migliore per fare domande alla guida e ricevere più informazioni, ma noi preferiamo ricorrere all’app, così da avere più tempo per osservare e fare foto.
Percorriamo a piedi il sentiero che conduce alla struttura, contemplandone già a distanza la forma elegante.
La costruzione è ancora oggi grandiosa; la torre centrale, alta quasi 20 metri, è la parte più antica e risale al XV secolo a.C.. Insieme alla reggia nuragica di Arrubiu (ad Orroli, nel sud Sardegna), altro imponente edificio megalitico di epoca nuragica, il complesso di Santu Antine rappresenta una delle costruzioni più alte dell’epoca, dopo le Piramidi egizie; si stima che raggiungesse, infatti, i 24 metri d’altezza.
Attorno al mastio è stata aggiunta una prima cinta imponente, a pianta triangolare, alle cui estremità dovevano sorgere tre torri.
Man mano che ci avviciniamo, osserviamo con stupore i colossali blocchi di basalto, sapientemente accatastati, che costituiscono la fortezza. Non possiamo che ammirare la maestria degli antichi costruttori, in grado di realizzare un’opera del genere grazie alla tecnica dei muri a secco.
La cinta esterna
Quando arriviamo a pochi passi dalla costruzione ci rendiamo conto che è circondata dai resti dei muri perimetrali di altri edifici; riconosciamo i basamenti circolari di antiche capanne di epoca nuragica, simili a quelli che circondano altri nuraghi (come abbiamo già visto a Palmavera). Sono una quindicina, alcune più ampie, altre più piccole nelle quali si apprezzano ancora sedili in pietra oppure resti di un focolare centrale.
Sono inoltre presenti resti di mura che appartenevano ad edifici a pianta quadrata: si tratta di opere realizzate dagli antichi Romani in epoche successive, utilizzando in parte le pietre della reggia.
Purtroppo, come per gli altri complessi nuragici, le parti in legno che costituivano i tetti delle capanne o la terrazza sommitale del torrione non si sono conservate fino ai giorni nostri. Si deve quindi usare un po’ d’immaginazione per cercare di ricostruire l’aspetto originario della struttura!
Percorrendo il muro perimetrale verso est, raggiungiamo il punto d’accesso alla prima cinta muraria, ma solo quando ci avviciniamo alla cinta interna e ci affacciamo al portale d’accesso del nuraghe la meraviglia ci avvolge…
Nel cuore della Reggia Nuragica
Il portale ci permette di addentrarci nella massiccia cinta muraria, raggiungendo lo spazio interno. Le alte mura racchiudono infatti un ampio cortile, su cui si affacciano diverse aperture e passaggi: in alcuni di questi si intravedono anche delle scale. Qui è inoltre presente un pozzo.
Le aperture laterali danno accesso a stupendi corridoi, pressoché integri, che permettono di seguire un percorso ad anello dentro la cinta muraria esterna. Ci incamminiamo senza esitazione.
Le pareti sono caratterizzate da pietre progressivamente più piccole man mano che vanno verso l’alto, in modo da dare stabilità alla struttura, e da piccole feritoie che consentono il passaggio della luce del giorno, unica illuminazione “naturale” degli spazi interni. Ci troviamo avvolti dalla pietra e solo la suggestiva luce delle lampade moderne, posizionate sul pavimento, rende agevole il percorso.
Dal cortile, altre aperture consentono, tramite ripide scalinate, di accedere alle due camere superiori e ai camminamenti sopra ai bastioni.
La parte forse più spettacolare della visita è l’esplorazione del mastio. Qui raggiungiamo un’ampia stanza circolare al piano terra e, grazie alla scalinata interna, un’ulteriore ampia camera al primo piano. Nelle camere osserviamo un soffitto a “tholos”, caratterizzato dalla progressiva riduzione della grandezza delle pietre fino a convergere a cupola nel centro; in alcuni punti si apprezzano ancora nicchie ed ampi sedili in pietra.
Le scale salgono ancora e ci conducono sulla sommità della torre… Da qui la vista spazia in tutte le direzioni, sulla piana e sulle colline circostanti.
Il punto d’osservazione è eccellente e distinguiamo in lontananza anche la sagoma di un altro nuraghe. Non è un caso che questa sia conosciuta come la Valle dei Nuraghi!